Senza rimorso.

Un b-movie portato in salvo dal talento eccezionale di Stefano Sollima.

di EMILIANO BAGLIO 11/05/2021 ARTE E SPETTACOLO
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Si fa quel che si può con quello che si ha.

Come i nostri maestri del cinema di genere degli anni ’60 – ’70.
Certo qui il budget è ben differente rispetto a quei film fatti spesso con due lire; eppure da tanti punti di vista Senza rimorso, diretto dal nostro Stefano Sollima, è puro “cinema di serie B”.

Per essere più precisi una volta si sarebbe parlato di direct-to-video, di un film cioè pensato per lo sfruttamento in vhs, dvd o quel che è.

In realtà Senza rimorso era stato pensato per il cinema, poi è arrivata la pandemia, una serie infinita di rinvii e alla fine Amazon si è comprata tutto.

A questo punto, però, è tempo di fare un passo indietro.

Alla base della pellicola ci sono i romanzi di Tom Clancy.

John Kelly (Michael B. Jordan) è uno dei personaggi della saga di Jack Ryan, già portato più volte sullo schermo con registi ed interpreti diversi.
Per chi non ricordasse tutto, Ryan è stato il protagonista di Caccia ad ottobre rosso (interpretato da Alec Baldwin); Giochi di potere e Sotto il segno del pericolo (con Harrison Ford), Al vertice della tensione (Ben Affleck), Jack Ryan – L’iniziazione (Chris Pine) ed infine della serie tv Jack Ryan (John Krasinski).

L’idea invece di trasporre sullo schermo le avventure di John Kelly, invece, si trascina avanti sin da quando, nel 1993, la Sony comprò i diritti del libro.

Alla fine il film si è fatto quando è entrato in gioco Michael B. Jordan che se lo è cucito addosso.

Per la regia è stato chiamato Sollima il quale si è portato dietro, come sceneggiatore, quel Taylor Sheridan con il quale aveva già lavorato in Soldado.

I due hanno cercato di salvare il salvabile, tentando di riscrivere come potevano un progetto vecchio di anni.

Ma, come si può intuire, non è che si possa cavare sangue da una rapa ed il film, diciamolo francamente, è quel che è.

Al centro di tutto appunto John Kelly al quale, reduce da una missione in Siria, in pochi minuti ammazzano la moglie incinta dopo aver fatto fuori altri due suoi commilitoni.

Da qui si dipana una trama vista mille volte, con un commando di semi disperati pronti a tutto, un ambiguo agente della CIA (Robert Ritter interpretato da Jamie Bell) ed un segretario alla difesa apparentemente pronto a tutto (Thomas Clay al quale da volto Guy Pearce).

Sullo sfondo i soliti doppi e tripli giochi, un manipolo di russi cattivi, la voglia di vendetta che si mischia a quella di fare giustizia ed un finale, a metà dei titoli di coda, ovviamente aperto in vista di un sequel già programmato.
Nulla di nuovo sotto il sole ed è proprio la sceneggiatura a non reggere a partire da caratteri tagliati con l’accetta.

Per fortuna dietro la macchina da presa c’è Sollima.

Da parte nostra non ci stancheremo mai di parlare bene di questo nostro regista straordinario.
Sollima ha il cinema action che gli scorre nelle vene, c’è poco da fare.

Il suo stile, però, non ha nulla a che vedere con la frenetica macchina a mano a cui ci hanno abituato i film d’azione moderna.

Il nostro ha in testa i grandi classici del cinema di genere, la sua è una continua tendenza ad asciugare sino a raggiungere l’essenziale e quello in cui raggiunge l’eccellenza è il suo assoluto senso dello spazio.
Sollima tira fuori il meglio in tutte le scene in cui entra pesantemente in gioco la scenografia, anche quando si tratta di luoghi abusati come un vecchio palazzo fatiscente dove i nostri eroi devono vedersela con una serie di cecchini.

Lo spazio scenico è il vero protagonista delle sue pellicole ed il motore che le anima è l’interazione dei personaggi con esso, sino al punto in cui, come in Senza rimorso, alcuni elementi diventano metafore stesse del personaggio.

Nel caso specifico questo ruolo è ricoperto dall’acqua.

Nella prima scena John Kelly emerge da una vasca come se stesse nascendo. Più tardi, in una delle sequenze meglio realizzate, dovrà recuperare un canotto dai resti dell’aereo sul quale viaggiava e che si sta lentamente inabissando.

L’acqua torna anche nella scena in cui il nostro, nel frattempo finito in galera, deve difendersi dai secondini ed infine, ovviamente, nel finale quando rinasce a nuova vita e nuova identità.

La chiave del cinema di Sollima sembra essere proprio questa sua capacità di utilizzare elementi dell’ambiente per raggiungere i suoi scopi narrativi, estetici e cinematografici.

Così il caos della guerra si identifica con una Siria notturna, bombardata e fatiscente alla quale fa da contraltare la lussuosa casa dove vive il nostro, pura architettura moderna e contemporanea dominata da linee rigide, da angoli bui nei quali far nascondere i sicari, in tagli di luce che attraversano lo spazio ed illuminano il centro dell’azione.

Per finire con il palazzo fatiscente di cui abbiamo parlato sopra, moderno fortino nel quale sono asserragliati i nostri, dove, al posto di macchine da presa in preda alle convulsioni, lo spettatore sa sempre l’esatta posizione di ogni personaggio e persino le linee di tiro delle varie armi.

Senza rimorso è chiaramente un film su commissione, una roba puramente alimentare.

Proprio come il cinema dei bei tempi andati.

Uno di quei titoli sui quali si sarebbero esercitati i critici dei Cahiers du cinéma per scovare dentro di esso il marchio dell’autore.

Un esercizio che oggi non fa più nessuno.

EMILIANO BAGLIO


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